Con la prima domenica di Avvento iniziamo il nuovo anno liturgico; la prima tappa domenicale, ogni anno, è un vigoroso richiamo a saper vegliare e a stare attenti. Sappiamo bene che c’è modo e modo di vegliare e di stare attenti e ai nostri giorni è sempre incombente il reale rischio di lasciarci addormentare, assopire e intontire completamente dalle assortite distrazioni che arrivano a farci perdere di vista i solidi punti di riferimento.
Ci rendiamo conto allora di quanto sia importante nella nostra vita assu­me­re uno stile caratterizzato dalla vigilanza e nello stesso tempo dalla capacità di saper prestare attenzione. La vigilanza e l’attenzione sono il miglior antidoto contro ogni eventuale super­­fi­ciali­tà.
Chi riesce a stare attento ovviamente non si lascia travolgere dagli eventi e nello stesso tempo è in grado di esercitare sempre, in ogni situazione, un sano discernimento. La persona attenta lo è perché anzitutto è vigilante. Ma chi è attento sa anche “attendere”. E non si tratta qui di un semplice gioco di parole.
Chiediamoci se siamo capaci di attendere e se concretamente siamo in attesa di qualcosa o di qualcuno.
Alla luce della vibrante esortazione all’attenzione e alla vigilanza che Gesù ci rivolge nella breve pericope evangelica della prima domenica di avvento proviamo a pensare alle nostre esperienze di attesa.
Non è difficile che ci venga in mente qualche cosa bella (una nascita, una festa, un incontro…) e con questo ricordo affioreranno in noi tutte quelle sensazioni che solitamente accompagnano ogni nostra attesa: le emozioni, i preparativi. Si pensi per un attimo a tutto quello che una giovane donna in attesa di un bambino custodisce nel proprio cuore; è tutta protesa verso la nascita del bambino che porta in grembo. Il cristiano è chia­mato a vivere un’esperienza analoga.
Come assemblea che celebra l’Eucaristia, subito dopo la consacrazione, ripetia­mo in ogni messa: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Non dovremmo mai dimen­ti­carlo che viviamo “nell’attesa della venuta del Signore”. Gesù è già venuto perché si è fatto uomo nel grembo verginale di Maria, viene di continuo nei sa­cra­men­ti, verrà alla fine, nella gloria.
Cerchiamo di vivere queste settimane d’Avvento con gli occhi bene aperti, scrutando il domani con occhi impregnati di speranza perché – diciamolo francamente – il presente non basta a nessuno. In questo modo finiremo per  specializ­zarci a saper scorgere sempre i primi vagiti di ogni vita nuova e a saper custodire la consolante consapevolezza che ogni esistenza è davvero come una madre in attesa, ‘gravida’ di Dio, ‘incinta’ di luce e di futuro.
Buon cammino di Avvento a tutti!

p. Enzo Smriglio